Regione Lombardia in merito alle dichiarazioni del procuratore aggiunto Alessandra Dolci riportate da alcuni organi stampa sulle ordinanze approvate dalla Regione sullo smaltimento dei rifiuti durante l’emergenza Coronavirus precisa quanto segue.
“Regione Lombardia si è sempre mossa seguendo le norme comunitarie, nazionali e le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Inoltre, le disposizioni hanno un carattere temporaneo, rimanendo in vigore solo fino al 31 agosto 2020, poiché legate esclusivamente alla fase acuta dell’emergenza. Non c’è alcuna intenzione di consentire deroghe permanenti, ma solo quella di fronteggiare adeguatamente una situazione di contingente di emergenza”.
Smaltimento dispositivi di protezione
“In particolare, sulle indicazioni date per gestione dei DPI – precisa la Nota – Regione Lombardia ha seguito le indicazioni della Commissione Europea e dell’Istituto Superiore della Sanità (Rapporto ISS Covid del 21 marzo 2020) che, valutato il rischio potenziale di trasmissibilità del virus e valutate le possibili alternative di gestione di tali rifiuti, hanno ritenuto di suggerire la gestione dei DPI quali rifiuti indifferenziati. Adottando opportune cautele per la raccolta e lo smaltimento di tali materiali”.
La raccolta separata
“La raccolta separata – spiega la Nota – viene, infatti, consigliata per tutte quelle Regioni che, non essendo dotate di impianti di incenerimento conferiscono in impianti di trattamento o in discarica i rifiuti indifferenziati. In questi casi, infatti, gli operatori del servizio vengono in contatto con i rifiuti stessi esponendosi a potenziale contagio”.
Le indicazioni dell’ISS
“In Regione Lombardia, conformemente alle indicazioni dell’ISS – aggiunge la Nota – abbiamo voluto disporre particolare attenzione alla raccolta (doppio sacco), stabilendo l’invio dei rifiuti direttamente nella fossa dell’impianto di incenerimento, senza ulteriori manipolazioni. A garanzia della sicurezza degli operatori”.
No smaltimento come rifiuti sanitari
“Non è stato disposto lo smaltimento come rifiuti sanitari – prosegue la Nota – poiché gli impianti dedicati a tale tipologia hanno una capacità limitata. Si sarebbe rischiato di saturarli lasciando in emergenza le strutture sanitarie. Inoltre, i Comuni o i privati cittadini avrebbero dovuto attivarsi per contrattualizzare il ritiro di tali rifiuti. Con significativo incremento dei costi di smaltimento. Nell’ordine di dieci volte quello ordinariamente sostenuto”.
Gestione rifiuti
“Entrando nel merito della gestione emergenziale dei rifiuti, si fa presente che nella fase di lockdown si è ridotta la produzione di rifiuti speciali derivanti da attività industriali, ma non la produzione di rifiuti urbani e speciali derivanti altre attività imprenditoriali, provocando un accumulo di rifiuti in alcune filiere (plastica, legno, scorie da incenerimento). Per non mandare a smaltimento tali materiali, che anche per indirizzi comunitari devono prioritariamente essere recuperati, su indicazione del Ministero dell’Ambiente (si veda la Circolare ministeriale recante ‘Criticità nella gestione dei rifiuti per effetto dell’emergenza COVID 19′ del 1° aprile 2020) si è
proceduto a redigere un’ordinanza di deroga temporanea agli stoccaggi di rifiuti. In attesa che riaprissero le filiere di recupero, in analogia ad altre Regioni. Quali Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte”.
Incremento massimo del 20%
“Prevedendo – continua la Nota – un incremento massimo del 20%, con la garanzia di tutte le condizioni di sicurezza. Tale necessità, più volte segnalata dagli operatori del settore, era peraltro già stata esplicitamente prevista dal DL Cura Italia del 17 marzo, convertito con Legge 27/2020, per i depositi temporanei”. “Per quanto riguarda invece il tema della fidejussione – conclude la Nota – nessun incremento previsto. Né da noi né dalle altre Regioni, né tantomeno dalle disposizioni nazionali. Proprio perché si trattava di una previsione emergenziale e temporanea”.
gal