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Contrasto violenza donne,Piani a Parlamento Europeo: attenzione costante

contrasto a violenza donne

Ben 51 centri di prevenzione e oltre 6 milioni di investimenti

Tra pochi giorni verrà presentato il nuovo Piano quadriennale

Attenzione costante, risorse in crescita e formazione a più livelli. Queste le leve sulle quali agisce Regione Lombardia nel contrasto alla violenza sulle donne. Lo ha ricordato oggi, a Bruxelles, presso la sede del Parlamento Europeo, l’assessore regionale alla Famiglia, Genitorialità e Pari Opportunità Silvia Piani partecipando al convegno ‘Il muro della Bambole’, a pochi giorni dalla data del 25 novembre, in cui si celebra la Giornata nazionale contro la violenza sulle donne.

Da Regione un impegno in crescita

“In sei anni, Regione Lombardia – ha ricordato Silvia Piani – ha impegnato un totale di circa 6 milioni di euro a favore delle reti antiviolenza. Esse costituiscono un network territoriale ormai capillare e sviluppato, a cui si aggiungono 600.000 euro per progetti di formazione. Nell’ultimo biennio, inoltre, sono stati altresì erogati 760.000 euro per interventi a sostegno dell’autonomia abitativa e del reinserimento lavorativo delle donne vittime. Nella prossima seduta di Giunta verrà presentato il nuovo Piano quadriennale a contrasto e prevenzione della violenza di genere che amplierà ulteriormente la sfera d’intervento”.

I numeri

In sei anni il numero dei centri è passato da 21 a 51, anche grazie alle risorse regionali messe in campo. I corsi attivati hanno sinora raggiunto circa 700 avvocati, più di 1.500 tra assistenti sociali, medici e operatori delle reti territoriali, più di 300 agenti delle forze dell’ordine. Solo nel 2018 sono stati formati 120 rappresentanti della polizia locale e nel 2019 circa 190 medici di medicina generale. Sono state inoltre coinvolte 7 università lombarde con 17 progetti rivolti sia a studenti che a docenti.

Lavoro donne, Piani a Bruxelles: investire su conciliazione

“L’incontro di Bruxelles – ha detto l’assessore Piani all’incontro di orientamento e preparazione strategica in vista della nuova programmazione europea 2021-2027, ‘Women 2027’, organizzato da Unioncamere Lombardia, Veneto, Piemonte e Emilia Romagna e dall’associazione ‘Donne si fa storia’è stato un momento di riflessione importante – perché ha affrontato il tema dell’occupazione femminile a trecentosessanta gradi. È fondamentale che le donne, non solo entrino nel mondo del lavoro, ma abbiano la possibilità di restarci, anche dopo la nascita di un figlio”.

Nel corso dell’incontro si è svolto un confronto di proposte e buone prassi messe in campo da istituzioni locali, nazionali e sovranazionali in tema di lavoro al femminile.

Conciliazione tempi

“Conciliare i tempi lavorativi e i tempi della famiglia – ha aggiunto Piani – è infatti sempre più complicato e resta una sfida considerevole per molte lavoratrici, con responsabilità di assistenza a figli o genitori anziani”. “La partita della conciliazione è fondamentale anche per tutte quelle donne che vogliono investire sulla carriera o sull’imprenditorialità, senza dover rinunciare, per questo, alla famiglia”.

Da Regione Lombardia interventi sempre più articolati

“Gli interventi messi in campo in questi anni da parte di Regione Lombardia in tema di conciliazione – ha continuato l’assessore – sono perciò diversi e sempre più articolati, al fine di spingere, anche alleggerendo i carichi di cura, sulla leva fondamentale dell’occupazione femminile e dello sviluppo delle pari opportunità a tutto campo”.

Il contesto

Secondo il report Istat 2019 ‘Conciliazione tra lavoro e famiglia’, appena pubblicato, il raggiungimento della piena occupazione femminile è un obiettivo ancora lontano in Italia, proprio a causa della mancanza di strumenti di conciliazione adeguati. Nel dettaglio, l’11,1 per cento delle donne che ha almeno un figlio non ha mai lavorato per prendersi cura dei figli. Una percentuale che, confrontata con la media europea (3,7 per cento), fa riflettere. Il 38,3 per cento delle lavoratrici è costretta a modificare aspetti professionali per la cura  ella famiglia. Solo il 31 per cento delle famiglie, sul territorio nazionale, accede regolarmente a servizi attivati da enti locali o privati (asili nido, scuole materne, baby sitter).

Buone prassi e strumenti messi in campo da Regione

Regione Lombardia ha attivato le ‘Reti territoriali per la conciliazione’, che rappresentano dei partenariati pubblico privati, chiamati ad associarsi per mettere in campo progetti vari, come servizi di assistenza e custodia a minori a supporto del caregiver, supporto a piccole e medie imprese per usufruire del regime di defiscalizzazione e per la costruzione di piani di flessibilità aziendale e accompagnamento a iniziative di formazione.

Dai ‘Nidi gratis’ alle reti territoriali

“Per le azioni di conciliazione – ha proseguito – abbiamo stanziato 3 milioni di euro. Fondi che copriranno la programmazione triennale e si aggiungeranno alle risorse già messe in campo con un’altra importante misura per la conciliazione, ossia la misura ‘Nidi gratis‘. Che azzera la quota della retta a carico delle famiglie con ISEE fino a 20.000 euro. Le politiche per la conciliazione che stiamo portando avanti, come ‘Nidi gratis’, sono lo strumento cardine per colmare quell’asimmetria di genere che ancora oggi impedisce a lavoratrici dipendenti o imprenditrici, di investire su un percorso professionale senza ostacoli”.

Fondo sociale Europeo

“Noi abbiamo una grande attenzione verso il ‘Fondo sociale Europeo’, perché – ha concluso l’assessore Piani – può essere strumento per fare sintesi rispetto alla necessità di interventi che tocchino sinergicamente le politiche per la famiglia e le dinamiche del mondo del lavoro. Per questi motivi, questa sede è importante: da qui parte una programmazione che ci permetterà di sviluppare nuove azioni nei prossimi anni”.

La scheda

L’occupazione femminile in Lombardia è ampiamente superiore alla media italiana, secondo i dati del ‘Rapporto Lombardia 2019’. Rilevato al primo trimestre 2019, il tasso di occupazione nazionale, rivela infatti una presenza femminile del 49,6% a fronte di una maschile del 66,8%.
In Regione Lombardia, il tasso di impiego femminile aumenta, invece, fino al 60,6%, (in aderenza agli obiettivi occupazionali UE 2020 ‘Strategia di Lisbona’ 2010), rispetto al 76,1% maschile (in aderenza ai più recenti obiettivi occupazionali ‘Europa 2020’).
In termini settoriali. Si ha una lieve prevalenza di donne nel comparto dei servizi (52,5%) rispetto a quello industriale e, nello specifico, in quelli sociali e personali, dove l’ammontare
delle donne dipendenti tocca quasi il 73%.

Tempo libero

Le donne lombarde sacrificano il proprio tempo libero (17,5% della giornata rispetto al 20,6% degli uomini) a favore del lavoro familiare (18,5% rispetto al 7,6% degli uomini) che continua a diminuire (era il 20,3% nel 2002 e il 19,2% nel 2008).

Il tempo di lavoro

Le ore investite nel lavoro retribuito dalla popolazione adulta in Lombardia in un giorno medio settimanale rimangono superiori tra gli uomini (15,3%) rispetto che tra le donne (8,1%). Ma il gap sta diminuendo.

Conciliazione uguale occupazione

A livello regionale il tasso di copertura dei servizi (a sostegno della conciliazione), (28,1%) è superiore alla media nazionale (24%). Anche se ancora inferiore all’obiettivo europeo del 33%. Le motivazioni principali per le quali non si ricorre all’utilizzo dei servizi sono perché troppo costosi (9,6%) oppure assenti o senza posti disponibili (4,4%).

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