Il presidente: è il simbolo di tutti gli operatori sanitari in prima linea contro il Coronavirus
È Annalisa Malara, la dottoressa che diagnosticò a Codogno (Lodi) il primo caso di coronavirus in Italia, il personaggio italiano del 2020. Un riconoscimento attribuitole da una giuria di opinion leader e annunciato nella serata del 5 dicembre nel corso di ‘Sky tg24 live in’, il primo evento live di sky tg24 da Courmayeur.
Il grazie del governatore Fontana
“La dottoressa Malara – commenta il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana – è il simbolo di tutti gli operatori sanitari lombardi che hanno
affrontato e gestito questa emergenza in prima linea. Un anno duro e difficile per tutti, ma con tanti gesti di eroismo e altruismo da non dimenticare. A lei rinnovo le mie più vive congratulazioni per quello che fece quella sera in ospedale. Andando contro rigidi protocolli, ha trovato il primo paziente a Codogno e lanciato l’allarme in Italia e in Europa. Grazie”!
Lombardia Notizie aveva intervistato in esclusiva Annalisa Malara, ora in servizio presso l’ospedale in Fiera a Milano diretto dal professor Nino Stocchetti, che aveva ripercorso quanto successo in Ospedale.
Annalisa Malara: dal ‘Paziente 1’ all’Ospedale in Fiera per restituire l’aiuto ricevuto
“Mi piace ricordare quella sera – aveva detto Annalisa Malara – come un esempio di lavoro fatto con la testa e con il cuore. Abbiamo cercato, con la mia equipe, di offrire le migliori chance diagnostico-terapeutiche possibili, per questo motivo non mi sono sentita di escludere a priori la possibilità che si trattasse di Coronavirus, andando oltre le conoscenze dell’epoca e i protocolli in vigore e chiedendo comunque questo tampone che, in quel momento non era visto come necessario perché non era un paziente considerato a rischio. Cercando però di trattarlo al meglio, avendo come obiettivo primario la centralità del malato, non ho potuto esimermi dall’effettuare anche questa indagine che poi si è rivelata purtroppo positiva e ha dato inizio a quella che ormai conosciamo come una delle più grandi crisi sanitarie degli ultimi 100 anni”.
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